CENNI STORICI: A 732 m. s.l.m., in una zona che occupa l’estremo lembo della provincia di Agrigento, si erge, al culmine di una meravigliosa valle il comune di Santo Stefano di Quisquina. Il suo territorio per gran parte è ricoperto da lussureggianti boschi, mentre le sue limpide e rigogliose acque danno vita a corsi d’acqua che favoriscono una vegetazione del tutto singolare. Testimonianza di antiche popolazioni che da secoli hanno trovato in questo luogo le condizioni ideali per insediarsi. Alcuni documenti della dominazione normanna riferiscono di un casale S. Stefani. Si ritiene che l’origine del nome del paese di Santo Stefano di Quisquina sia da ricercare in una popolazione proveniente dal casale presso il monastero di S. Stefano di Melia e stabilitasi successivamente nel territorio della Quisquina. Il primo signore di S. Stefano pare che fosse un certo Giovanni da Caltagirone. Nel Cinquecento si verificò l’episodio della “Valle del Sangue”, così chiamata per un sanguinoso combattimento che ivi si svolse tra i soldati del conte Luna e quelli del conte Perollo (Caso Sciacca). Successivamente all’unità d’Italia fiorirono i Fasci siciliani e videro Lorenzo Panepinto pagare con la vita l’aver difeso i diritti dei lavoratori. Nel 1863 il paese assumeva la denominazione di Santo Stefano Quisquina.
SUPERFICIE: Kmq 85,92
DISTANZA DAL CAPOLUOGO: Km 75
ABITANTI: 5.300 (Stefanesi)
MUNICIPIO: Via Roma 142; Tel 0922989671, Fax 0922989341;
MONUMENTI E OPERE D’ARTE A SANTO STEFANO DI QUISQUINA
- Chiesa Madre
E’ riconosciuta come una delle più importanti chiese della diocesi di Agrigento, pare, che fosse stata costruita sotto l’auspicio di Federico Chiaramonte. La chiesa, inizialmente consacrata a S. Nicolò di Bari, successivamente venne dedicata alla Madonna; è a tre navate, divise da due file di quattro colonne. S’innalza agile, luminosa ed è adornata di oro zecchino. Ottimi marmi si possono ammirare nell’altare maggiore. Oltre ad un bel Crocifisso ligneo intagliato, particolare attenzione meritano le statue dell’Addolorata e di S. Giuseppe del Panepinto, nonché, la tela raffigurante la strage degli Innocenti. Notevoli sono gli affreschi del Manno e i dipinti anonimi, come quello della Madonna della Catena. La resurrezione di Lazzaro viene attribuita a Ludovico Carracci. Dal settembre del 1625, nella chiesa, si conserva un mezzo busto di argento che presenta al suo interno una reliquia di S. Rosalia. In onore del suo concittadino Giordano Ansalone portato agli onori degli altari da Papa Giovanni Paolo II il 18.10.1987; la Madrice di S. Stefano è stata proclamata santuario. - Chiesa di S. Calogero
E’ posta sul pizzo S. Calogero, a 967 m. s.l.m.; costruita nel 1550 è stata ristruttura qualche decennio addietro. Da questa sommità, nelle giornate di bel tempo, è possibile scorgere l’immensa vallata del Magazzolo, fino ad arrivare al mare. - Da ricordare pure la Chiesa di S. Antonio Abate e S. Domenico, erette rispettivamente nel 1730 e nel 1757.
- Eremo della Quisquina
La fama di S. Stefano Quisquina è legata a S. Rosalia, che, secondo la tradizione, pare abbia trascorso in questi luoghi un periodo della sua vita. Nel 1624 Simone Tropiano e Francesco Bongiorno, muratori ed intagliatori, trovarono casualmente, dopo una faticosa esplorazione della grotta con una iscrizione latina che affermava che in quell’angolo sperduto aveva vissuto la Santuzza. L’eremo perfettamente intatto conserva l’antico splendore. E’ possibile visitarlo, oltre agli originari conserva un museo etnoantropologico. Le opere all’interno della chiesa sono di due artisti palermitani, Antonio e Vincenzo Manno; il primo alla fine del lavoro si ritirò a vita monastica nello stesso convento. I lavori qualche secolo successivo sono stati restaurati dal pittore stefanese Federico Panepinto. S. Rosalia è la patrona di S. Stefano (Reina). - Stefano di Melia (Abbreviazione di Monotheos, un solo Dio)
Si tratta di un antico casale, risalente al periodo bizantino, posto a metà strada tra S. Stefano e Castronovo di Sicilia. Nello stesso tenimento fino al XII sec. era ubicato un antico monastero “Basiliano” dedicato a S. Stefano, di cui lo stesso casale portava il nome.
Pare che il monastero sia crollato intorno al 1492 e successivamente trasformato in una masseria. Restano oggi la chiesetta e l’antico refettorio, utilizzati come stalla. Del ricco patrimonio del monastero sopravvive all’incuria e al disinteresse un Crocifisso dipinto su tavola del 1300, trasferito dal monastero di Melia alla chiesa di S. Vitale e da questa all’attuale chiesa Madre di Castronovo di Sicilia.
Piazza castello Solo il nome ricorda la presenza di un castello non più esistente. Si può ammirare una bella fontana del XVIII secolo ed il palazzo baronale fatto costruire da G. E. Ventimiglia. - Villa comunale
Per la sua grandezza e per la ricchezza delle sue varietà e specie botaniche non teme confronti con le rivali ville siciliane. Tigli, Cipressi, Salici, Oleandri, Pini e Tassi, essenze tra loro difficilmente compatibili, sono presenti e grazie al caratteristico microclima convivono ognuna rispettando il proprio ciclo vegetativo. La villa può ritenersi un vero e proprio giardino botanico.
Due boschi la fanno da padrone, sull’eterno panorama: il bosco della Quisquina e quello di Buonanotte. Entrambi presentano le essenze più tipiche, come la Quercia naturale e il Leccio. Nel bosco della Buonanotte crescono l’Ornello, il Sughero e il Terebinto. All’interno del bosco si trova un’area attrezzata la cui tipologia vegetazionale è costituita da conifere e latifoglie, la stessa ha una ricettività di n. 200 persone. Ricchissima anche la presenza di piante aromatiche e medicinali, nonché dei meravigliosi funghi. E’ presente anche la fauna selvatica Nel bosco Buonanotte è possibile bivaccare presso l’area attrezzata Belvedere, che offre servizi per la preparazione e la consumazione di colazioni all’aperto (fornelli, legna, sedie, tavoli, ecc.). Un immenso patrimonio che viene custodito dalle guardie Forestali della Regione Siciliana, la cui stazione, si trova ubicata a S. Stefano.
TRADIZIONI E FESTE A SANTO STEFANO DI QUISQUINA
- Rosalia Romita della Quisquina
- Calogero
- San Giordano
Scrivi un commento